Caffè, tè… ME!

Ogni volta (o quasi!) che qualcuno attorno a me pronuncia la parole “caffè” o “tè”, ancor di più se entrambe insieme, mi viene in mente la scena del film “Una donna in carriera” (Mike Nichols, 1988) dove l’attrice Joan Cusack, fingendosi segretaria, rivolge all’affascinante Harrison Ford la battuta culto “Le porto qualcosa Signor Trainer? Caffè, tè.. Me!”… Non so come mai, ma a me fa proprio morir dal ridere quella scena!!!
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Scherzi a parte, chi è che non inizia la propria giornata con un buon caffè o una bella tazza di tè? Io sicuramente lo faccio e penso anche moltissimi di voi… Ma sapete da dove provengono realmente questi prodotti? 
Nell’immaginario collettivo, si pensa sempre che il caffè sia sudamericano, il tè indiano e il cacao africano perché oggi come oggi, dalla metà del 1700 in poi, sono queste le zone dove si producono e da cui vengono importati in giro per il mondo. In verità, però, il caffè nasce in Africa, sull’altipiano etiopico mentre il tè in Estremo Oriente, nella regione settentrionale e montagnosa del Sichuan cinese e, infine, il cioccolato proviene dall’America Latina, inizialmente dal bacino amazzonico, per poi ritrovarlo in Messico e Guatemala.
Forse però ciò che si sa ancor meno è che tutti e tre questi prodotti, oggi così in uso e alquanto commerciali e quindi anche reperibili a buon costo, fossero un tempo considerati bevande dal gusto e dagli effetti decisamente “esotici”, per lo meno in Occidente e in Europa, non solo e non tanto per la loro provenienza quanto perché si pensava che facessero decisamente molto bene alla salute e, proprio per questo motivo, il loro valore anche economico era inestimabile, al pari delle spezie che arrivarono così a sostituire, nelle rotte commerciali, a partire dalla metà del 1600 (a mo’ di esempio, si pensi che mezzo chilo di tè valeva all’incirca 1.500 euro e una libra di caffè addirittura 2.000!!!).

cocoa beans and retro scoop with cocoa powder

L’altra curiosità molto particolare legata a questi tre prodotti è la forte associazione con rituali religiosi di varia natura che veniva loro riconosciuta: si pensi che la cioccolata veniva perfino definitiva “bevanda degli dei”, molto probabilmente dall’etimologia del nome della pianta del cacao Theobroma cacao, che reca in sé l’idea di “dio” (theos)!
Il caffè e il tè non erano da meno: al primo si dava il merito di tener svegli, tonici e di eccitare i sensi e queste erano tutte peculiarità che tornavano molto utili nei lunghi periodi di digiuno previsti dall’Islam ma anche nelle meditazioni mistiche e nelle veglie di preghiera di sufi e dervisci. Dall’Africa, infatti, il caffè venne ben presto trapiantato dall’altra parte del Mar Rosso, in Yemen, dove il clima e il terreno erano più favorevoli alla crescita delle sue piantagioni: proprio da qui il caffè venne diffuso nell’intero mondo arabo-islamico e non solo, a partire dalla città portuale di Mokha, da cui prende il nome la nostra (per lo meno, mia!) amatissima “moka”!!!CAFFè
Il tè, invece, si diffuse dalla Cina verso il Tibet e verso il Giappone proprio grazie a movimenti religiosi, buddisti – ortodossi e zen – e taoisti, ambienti dove era consumato in grandi quantità perché anch’esso forte alleato di digiuni, meditazioni e veglie.

Poco conosciuta – io credo – sia anche la storia dei locali dove queste bevande furono per la prima volta preparate, vendute e consumate in pubblico: insomma, la storia della nascita e dell’evoluzione delle prime caffetterie e dei primi bar, come li chiamiamo oggi (per lo meno in Europa e nel mondo occidentale, perché se viaggiate in un paese arabo, una delle prime cose di cui vi accorgete, andando come matti alla ricerca di un caffè per lo meno bevibile, se non anche soltanto deglutibile – perché lo cercherete prima di quanto immaginereste mai, ve lo garantisco!!! -, è che questi luoghi non si chiamano affatto “bar” bensì genericamente “caffetterie” usando spesso il termine corrispondente in francese o in altra lingua veicolare del posto… o in arabo, che letteralmente suona come “luogo del caffè”, مقهى (maqhā), dal termine (di genere femminile!) قهوة (qahwa), cioè per l’appunto “caffè”.
I “bar” esistono in tutto il mondo e quindi anche nei Paesi Arabi, qui tuttavia sono i corrispondenti dei nostri locali noti come “pub”, dove è risaputo ci si ritrovi per consumare prevalentemente alcolici ed anche magari per altri fini… A questo proposito, infatti, il termine bar deriva dall’inglese: “at the bar” è un’espressione che, in questa lingua, viene usata per indicare la sbarra corrimano, o più genericamente il bancone, a cui ci si appresta per la consumazione di bevande alcoliche, in locali spesso dediti esclusivamente alla vendita di questo genere di prodotti. Altre etimologie rimandano anche proprio al divieto che in Inghilterra vigeva circa l’uso degli alcolici nel corso dei secoli (molto probabilmente da barred cioè “barrato, vietato” o qualcosa del genere).
Ritornando alle primissime caffetterie, queste nacquero proprio in Europa a metà del 1600 sulla scia dell’importazione sempre più massiccia del caffè: pensate che nel 1663 Londra, vera e propria patria del caffè in Occidente a quell’epoca (chi lo direbbe mai oggi, no???) contava già 82 caffetterie, nate come luoghi di ritrovo e discussione, molto simili ai nostri attuali “caffè-pasticcerie”.
Da Londra a Parigi, per arrivare fino al Cairo e Istanbul (dove ben presto, dopo la conquista ottomana, l’uso di questi prodotti perse il suo valore religioso, diventando più laicizzato), la moda dei caffè si espanse sempre di più e da luoghi di evasione e piacere, questi locali assunsero anche e soprattutto una funzione sociale diventando veri e propri punti di riferimento della vita pubblica e di molte attività professionali di una sempre più emergente società moderna e borghese. Dall’attività finanziaria a quella letteraria, dall’artistica fino alla giornalistica per passare a quella politica… Questi locali saranno presto il palcoscenico principale di un nuovo modo di stare in società (che dura ancora oggi, se vogliamo…): in caffetteria si andrà per apparire, comparire, presenziare, discutere e farsi così rispettare e apprezzare per le proprie idee in merito a scienza, letteratura, finanza… E con il passaggio dal caffè al tè, nella Londra del 1700 (dovuto a motivi prettamente e unicamente commerciali, per quanto all’epoca si pensasse fosse anche per l’inadeguatezza del caffè quale bevanda per famiglie e adatta a tenere gli animi tranquilli…), a questa nuova, diversa e moderna vita sociale con i propri luoghi e rituali avranno accesso anche le donne, per la prima volta!!!

Per saperne di più:
Antinucci F., Spezie. Una storia di scoperte, avidità e lusso, Editore Laterza, Roma, 2014
Bealer B. K., Weinberger B. A., Tè, caffè, cioccolata. I mondi della caffeina tra storie e culture, Donzelli, 2009
Terzi M., Dalla parte del Caffè. Storia, ricette ed emozioni della bevanda più famosa al mondo, Pendragon, 2012